SULCIS : una storia tutta italiana

I minatori della miniera di Nuraxi Figus , ben 30 , si sono asserragliati a 400  metri di profondità per protestare contro il mancato avvio del piano di investimenti che potrebbe consentito il mantenimento dell’esercizio del comparto carbonifero del Sulcis. Sono 30 e si danno il cambio ogni 8 ore.

Lotta durissima che potrebbe essere  protratta ad oltranza, come del resto testimoniano le parziali interviste dei manifestanti che ricordano come, nel 1995, i minatori rimasero 100 giorni all’interno delle miniere per protesta. Del resto tutti noi sappiamo quanto, anche in altre parti di Europa (Regno unito) e del mondo, siano determinati e compatti i minatori nelle loro proteste.

La storia del Sulcis minerario, è quanto di più incredibile ci si possa attendere da una vicenda con risvolti economico e sociali. Le società minerarie iniziarono le loro prime attività nel 1850 circa e raggiunsero la loro massima espansione nei primi decenni del secolo scorso, fino a quando le aziende elettriche decisero di indirizzare i loro investimenti non più sul combustibile fossile ma sul comparto idroelettrico. Seguì un periodo di stanca fino alla seconda guerra mondiale, quando, anche per far fronte alla carenza di approvvigionamenti esteri, si investì nel settore. venne anche fondata dal nulla una nuova città: Carbonia.

La produzione di carbone aumentò significativamente nel dopoguerra, quando il Sulcis diede il suo contributo alla ricostruzione. Ma già nei primi anni Cinquanta la nascita della Comunità Europea Carbone e Acciaio (C.E.C.A.) rese antieconomico l’utilizzo del carbone sardo. Iniziò una lenta ma inarrestabile crisi del settore. I privati avevano ormai abbandonato la speranza di fare affari col carbone sardo. Rimaneva lo Stato con le sue aziende pubbliche, ma rimanevano soprattutto i minatori e una intera comunità che col carbone era praticamente nata e di carbone aveva vissuto.

I Governi decisero allora di affidare alle Aziende pubbliche, ENEL prima e ENI poi, la gestione del sistema carbonifero. Ma le Aziende considerarono sempre antieconomico il sistema per effetto della scarsa qualità del carbone ( alto tenore di zolfo, alta umidità, alta pecentuale di ceneri, scarso potere calorifico) che ne faceva un combustibile ad altissimo costo rispetto a quello reperibile normalmente sul mercato. Si arrivò quindi alla cessione, nel 1995, di tutta la struttura alla Regione Sarda.

Bene, è da allora che, a parte progetti, illazioni, documenti, conferenze, non si fa nulla di concreto. Da qualche tempo si discute di avviare un progetto utilizzando la possibile dotazione di fondi europei ( 1,6 miliardi in otto anni : da qui i 200 ML di cui si parla sui giornali)  per la estrazione del carbone utilizzando la nuova tecnica del sequestro della CO2 durante la combustione da effettuarsi in una centrale da 450 MW da erigersi in prossimità delle miniere da parte dell’ENEL (?) .

Questi i fatti.

Mi verrebbe da dire:

  • come si può trascinare una vicenda per oltre mezzo secolo senza pensare per niente al futuro delle popolazioni che basano la propria sopravvivenza esclusivamente sul sistema carbone?
  • per quale motivo tutte le Amministrazioni locali e nazionali hanno preferito sedare le giuste rivendicazioni illudendo tutti con progetti faraonici che sapevano bene essere antieconomici e destinati a non essere sviluppati?

Adesso è troppo tardi per non intervenire in qualche modo ma, fatto salvo il sacrosanto diritto di avere una occupazione decorosa ed un lavoro per le persone coinvolte, non sarebbe meglio mettere una parola definitiva sulla vicenda ed evitare di continuare per altri 50 anni a raccontarci sogni? Magari utilizzando le risorse per sviluppare il territorio per il turismo o qualche altra attività, ovvero anche dare il via alla industrializzazione del processo di sequestro della CO2 e all’attività consegunte di ricerca, ma per favore smettiamo di vendere solo fumo.

Informazioni su stefano_pc

sono nato a piacenza un po' di anni fa. Forse molti più di quanti io abbia vissuto. Sono un dirigente d'azienda, ho due figlie e amo i cavalli, le moto e la bicicletta. Mi piace viaggiare con le due o le quattro ruote, ma non sopporto i viaggi organizzati. Amo scrivere, pur non avendo la costanza di applicarmi con continuità..
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